domenica 28 ottobre 2012

LA RISPOSTA. SEMPLICEMENTE.


la risposta non è una relazione. la risposta non è senza impegno e vediamo come va. la risposta non è progettualità. la risposta non è proviamo. la risposta non è io ci credo. la risposta non è, e tu? la riposta non è una risposta devi darmela però. la risposta non è ho una storia. la risposta non è sto uscendo da una storia. la risposta non è ci sono ancora dentro, alla storia. la risposta non è mi serve tempo. la risposta non è non ci sono con la testa. la risposta non è devo pensare a me stesso.  la risposta non è non ci credo più. la risposta non è scelgo di crederci. la risposta non è voglio l'esclusiva. la risposta non è non pretendo l'esclusiva. la risposta non è per sempre. la risposta non è per ora così poi vediamo chissà. la risposta non è sesso per amore. la risposta non è sesso tanto per. la risposta non è una black room. la risposta non è cosa dici siamo insieme? la risposta non è la coppia. la risposta non è è una situazione complicata. la risposta non è abitiamo ancora insieme ma è finita, sai. la risposta non è ognuno fa quello che vuole. la risposta non è stanotte è per noi. la risposta non è scopamici. la risposta non è io e te, e lei. la risposta non è, e lui?  la risposta non è lo stesso letto. la risposta non è svegliarsi insieme. la risposta non è scopiamo. la risposta non è poi si vedrà. la risposta non è l’amore. la risposta non è qua.

la risposta è semplice. molto più semplice di così. è la più semplice possibile. se fossimo ancora capaci di semplicità.
voglio solo limonare.


(e grazie a sorella. di esistere.)

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D'INVERNO

allineando una domenica pomeriggio. la pioggia che batte lieve sui vetri. il rumore delle scie delle auto giù, dalla strada.  la polo a maniche lunghe. il gilet di lana. una tazza di tè verde a scaldare le mani. tre biscotti sul piatto blu. il libro di murakami. la matita per sottolineare frasi qui e là. la gatta acciambellata tra i piedi. i giorni di einaudi a riempire lo spazio. allineando tutto nella tua domenica pomeriggio. 
di cosa parli quando parli che arriva l'inverno, fuori. dentro, tu.

martedì 23 ottobre 2012

DONNA, DU DU

che ti chiedi dove sia esattamente il confine tra il poter ancora dire ragazza, e il dover ora dire donna.

domenica 21 ottobre 2012

LIFE ON MARS?

la città è la città che era divisa in due e ora è riunificata. no, non quella città che era divisa in due e ora è riunificata, quella che pensano tutti. no. è l’altra città che prima era divisa in due e ora è riunificata, la meno famosa delle città divise in due e ora riunificate. è quella vicina, non quella lontana. 
le strade sono vuote; nessuno sotto i portici, nessuno a camminare le vie acciottolate, e sulle strade asfaltate un’auto ogni tanto, così rare che le senti arrivare da centinaia di metri, e allontanarsi lasciandoti indietro, poi. la quiete delle strade dei portici delle vie sembra domenica mattina all’alba, tipo, e non aiuta il grigio del cielo non aiuta la foschia dell’aria non aiuta ottobre. ma l’orologio ti conferma che è metà mattina, e il telefonino che è sabato.
che tu non lo sai se ci sia vita su marte. ma una cosa la sai: che qui di certo la vita non c’è.

giovedì 18 ottobre 2012

venerdì 12 ottobre 2012

LESSON NUMBER ONE: COME TI CONQUISTO LA P


interno giorno. alla ormai nota macchinetta del ginseng. trequattro colleghi, duetre colleghe, il k, la collega p, quella che forse non dell’intero palazzo, forse, ma di certo è la donna più bella del vostro piano, la collega p.

- non sapete cosa mi è successo ieri sera..!
- quando?
- uscendo di qui, saran state le sette setteunquarto, al solito, che camminavo verso dove avevo parcheggiato, e vedo arrivare una macchina che si ferma alla mia altezza e tira giù il finestrino e sento “scusi!”e io penso che vuole un’indicazione…
-…e…
-…e mi avvicino e c’è questo qui sui 45 anche belloccio e mi dice “mi scusi se la abbordo così ma è tanto tempo che l’ho notata che esce dall’ufficio sempre verso questa ora. e vorrei conoscerla. e volevo chiederle se le va di andare a prendere un caffè insieme. magari adesso. o quando vuole lei”…
- e tu?
- beh, gli ho detto “senta, anzitutto lei è contromano…
- nuooooo!!
- non.ci.credo!
- ?!?!
- … “e comunque, non mi sembra proprio il caso di bere niente insieme, neh”. e me ne sono andata, che pensa te se uno mi deve abbordare così...

- ma tu non sei umana, lo sai vero? ma ti rendi conto che questo poveraccio è ancora lì a dar testate sul volante? o quello, oppure si è già iscritto al prossimo gay pride…
- esagerato! per un no?
- esagerato io?!?!?!? ma mettiti nei suoi panni: questo erano sere e sere che aspettava di vederti comparire sul marciapiede. e quando ti vedeva “adesso vado e glielo chiedo. le dico, lo vuole un caffè?”… nooo troppo diretto"… "le dico “ma come è bella”… nooo poi si spaventa"…. e intanto tu eri passata, sera dopo sera uguale… lui che fa le prove di tutte le frasi possibili e tutte le tue possibili risposte, e cosa ribatterti, e così via, e non trovava il coraggio… e poi dopo tipo un mese che tutte le sere questo si è fatto dalle sette alle settemezzo tutti gli scenari possibili, tutte le prove mentali di botta e risposta, finalmente dopo un mese trova il coraggio, si dice “vai vai vai dai che ce la fai dai che ce la fai” e si convince, ti vede, arriva, tira giù il finestrino, ti parla… e tu “lei è contromano!”… cazzo, un mese di preparativi dritti nel cesso! "contromano?! contromano?!? nuooo e chi l'aveva previsto contromano!!!"
quello sta dando testate al volante da 18 ore. o è ormai gay. sempre se non si è già suicidato. poveretto.

mercoledì 10 ottobre 2012

REALITY

pensa se proiettandolo da piccoli, tipo, chessò,  alle medie, funzionasse come vaccino, k...



lunedì 8 ottobre 2012

NIGHTBOOK


a volte vivi così velocemente (fum-fum-fum) -anche senza far poi niente- che le cose si conficcan come schegge dritte dentro le quotidianità, e le schegge delle cose che si conficcano dentro le quotidianità restano poi lì, conficcate nei muri e lungo i bordi. questo finché non è sera, poi, e respiri autunno e chiudi la felpa fino al collo e metti su una musica di sfondo, qualcosa che ondeggi e che bordeggi, un einaudi d’un qualche tipo, una cosa così, finché, finché non apri una bottiglia di barbaresco che aspettava lì da qualche anno, finché non lo versi nel bicchiere al suono d’un piano liquido, finché non prendi il bicchiere e ti sposti dalla cucina e attraversi la sala e ti siedi sul pavimento del terrazzo, e guardi su, guardi le scie degli aerei disegnare linee bianche nel buio del cielo. ed è allora, è in questo momento, è proprio adesso che prendi le schegge tra le dita, una ad una, e tra le dita le tiri fuori dalla parete, le guardi, le giri, le rigiri, e ne capisci forma, colore e consistenza. e via una e via un’altra. ed è così che rimetti in ordine le piccole cose che son schegge conficcate dentro le tue quotidianità. anche quando non son niente. forse. chissà.

giovedì 4 ottobre 2012

"...'COS I'VE RUN EVERY RED LIGHT ON MEMORY LANE..." (o, TEENAGE WILDLIFE)

and girl it looks so pretty to me like it always did, like the spanish cities to me when we were kids e non erano città spagnole, non per te, non per voi, per voi non erano spagnole, le vostre città, e non lo sono state mai.

eravate adolescenti in vie austriache, e che camminavano lenti attraverso un cimitero ricoperto d'erba. dalla vetrina si vedeva l'abside della cattedrale, la pioggia cadeva fine, e bevevate caffè bollente, stringendo le mani attorno alle tazze, per scaldarvele. nei piatti briciole scure di sachertorte, e gli aloni lasciati dai cucchiaini.

nelle strade di città tedesche era una domenica deserta, nessun in giro, saracinesche abbassate ovunque, una domenica deserta come se il mondo si fosse fermato e il genere umano fosse scomparso, silenziosamente, senza alcun clamore, svanito nel nulla tutto il genere umano, lasciandosi dietro solo le architetture dei palazzi e la meccanica delle automobili parcheggiate come unica traccia di sé.

c'era uno scompartimento buio, ed era solo per voi due, quello scompartimento nel treno che attraversava veloce la notte e i campi di francia, in starlight nights i saw you, so cruelly you kissed me, your lips a magic world, your sky all hung with jewels. the killing moon, will come too soon. Il buio dello scompartimento e un "vorrei poterti dire la stessa cosa" che è più assassino della luna. fuori il paesaggio oscuro che scorre veloce, dentro intrecciare corpi, sfiorando sensazioni.

erano i canali di amsterdam, e correre correre correre a perdifiato, correre per arrivare alla stanza, quella stanza in cima alle scale ripide e strette, così ripide che in cima ci arrivavate col fiatone, la stanza minuscola e con il soffitto altissimo, minuscola intorno a un enorme letto sfatto, bianca talmente bianca la stanza che il mattino dopo strizzerete gli occhi per poterla guardare attraverso l’esplosione del sole, e ora ridere, ridere nella notte cercando le cartine e sbriciolando tabacco, la fiammella dentro il palmo della mano. al risveglio, il mattino dopo, sorridere, con la luce attraverso la vetrata che disegnava i vostri corpi tra le lenzuola bianche. e strizzare gli occhi per riuscire a vedere, nel bianco di questa stanza sospesa sui tetti di amsterdam.

era pedalare cazzafrulli lungo i canali nella luce tersa dell'estate del nord,  uno scarto improvviso e un groviglio di ruote e bici, e ritrovarsi per terra a ridere della geometria di due biciclette perfettamente impilate.

era il fermo immagine di due adolescenti sotto cieli belgi, e quelle nuvole veloci che attraversano i cieli del belgio, talmente veloci che solo magritte riesce a fermarle.

eravate fermi sulla collina a guardare l’oceano, e quel tramonto stinto alle 10 di sera in terra di normandia. la stagione è indefinibile, com'è il momento in cui ti accorgi che stai guardando un'estate morire.

eravate treni, strade e stanze, e pullman e metrò presi al volo, adolescenti sotto cieli e stelle di mezza europa.

è la tua voce quella che dice “sai che così mi costringerai a ricordarmi di questo lampione per tutta la vita? questo lampione. proprio questo. ma ti sembra giusto essere costretto a ricordarmi per tutta la vita un lampione così?”, e lei che ridendo dice qualcosa tipo “ma va che te lo dimenticherai”, e invece eccoti qua a pensare a un lampione di parigi, a lei che ti dice qualcosa mentre ci passate accanto, e al tuo “anch’io” soprappensiero e poi subito dopo la consapevolezza improvvisa e allora è un gesto un attimo quando con la mano fai perno sul lampione e gli ruoti intorno e le arrivi davanti e le dici “scusa?! cos’hai detto?!”.

e poi, e poi, passare attraverso campi verdi infiniti attraversando la cecoslovacchia, quando esisteva ancora un cecoslovacchia da attraversare, e camminare gli infiniti grigi di varsavia, e poi eccovi lungo i canali e le vetrine di danzica sentendosi in un'olanda minore.

eravate i cieli blu dell’italia del sud e il bianco delle case di calce, e il sapore del sale sulla sua pelle nella stanza senza imposte e senza mobili senza nulla con solo un materasso per terra e her body tan and wet down at the reservoir, at night on them banks i’d lie awake, and pull her close just to feel each breath she’d take.

e c'erano i giorni spesi sui banchi nelle mattine infinite di ore che non passano mai, e c'erano gli autobus al ritorno e poi, e già, poi, sul portone non c’è più lei, forse ho sognato, forse tutto si è già fermato, e si è fermato quando c'erano i pomeriggi di libri da sottolineare con il sole che si abbassa dietro i vetri, e bigiare in giorni qualunque per scivolare in un letto ancora caldo del suo sonno e sulla sua pelle, e le sere d’inverno in vie di lampioni a parlare con la condensa avvolta come fumetti intorno alle parole o a coprire il mondo al di là dei finestrini, e c'erano le notti d’estate camminando strade vuote o in letti senza lenzuola, e aspettare partenze che stavano per arrivare, e i remember we were driving, driving in your car, the speed so fast i felt like i was drunk, city lights lay out before us, and your arm felt nice wrapped ‘round my shoulder, and i had a feeling that i belonged, and i had a feeling i could be someone, be someone, be someone e c'erano strade e c'erano stanze, e c'era una strada sterrata in mezzo ai campi del granturco ormai giallo d'un'estate che stava morendo, e la sua pelle sulla tua e respirare unisoni e you know i’d sooner forget, but i remember those nights when life was just a bet on the race between the lights. you had your head on my shoulder, you had your hand in my hair, now you act a little colder like you don’t seem to care, già, è esattamente così, è che sembra non importare davvero più, ormai, ché gli anni passano e gli anni trapassano, e gli incontri diventano sempre più casuali e sempre meno frequenti, poi, ed è meglio così, ti dici, sì, è molto meglio così, perché quando gli anni passano e gli anni trapassano gli adolescenti svaniscono, man mano svaniscono finché non li riconosci neanche più quando li incontri, quei due adolescenti che non ci sono più, nascosti sotto i vestiti e le facce degli adulti che sono diventati.
ed è proprio così, sembra davvero non importare più, ormai.
e sì, forse è davvero meglio così.

and girl it looks so pretty to me like it always did, like the spanish cities to me when we were kids anche se non erano città spagnole, non per voi, per voi le vostre città spagnole non lo sono state mai, e quei due adolescenti è già tanto che non ci sono più, è così tanto ormai. eppure girl it looks so pretty to me. like it always did.

… now all them things that seemed so important, well, mister, they vanished right into the air.

[© dire straits; echo & the bunnymen; bruce springsteen; roberto vecchioni; tracy chapman]