lunedì 25 novembre 2013

PASSANO. PASSA/NO.

passano i cieli bassi color tungsteno, bassi bassi, cieli come un tetto a coprire la terra in ogni direzione.
passano le notti di pioggia che batte fuori dai vetri.
passano i percorsi da e per l'ufficio. i semafori, e le strade ad alto scorrimento.
passano i giorni di vento e che scintillano d'azzurro a far risplendere bianche le montagne lungo la linea dell'orizzonte.
passano i respiri d'aria gelida che è arrivato inverno, ed ogni respiro di gelo nei polmoni ti ricorda quanto profondamente tu sia vivo.
passano i cieli che l'inverno te lo dicono le stelle, e la linea retta di alnitak, alnilam e mintaka a dividere in due orione.
passano i tuoi sorrisi mentre sei lì che guardi le stelle che tremolano nel nero. e ti dici che sarà per il vento gelido che tremolano, le stelle, che chissà, che forse anche loro hanno freddo, di vento e d'inverno, lassù, nel nero.
passano i fogli excel e i power point, passano le telefonate e le riunioni. e passano centinaia di mail.
passano i quadri che guardi, e quei pochi davanti ai quali ti fermi.
passano i bicchieri di vino rosso appoggiati sul mobile.
passano le voci che si parlano al telefono, a ricongiungere distanze, o a fare finta di.
passano i fiori sul tavolo, e piegano le teste ormai appassiti quando non ti resta che buttarli, poi.
passano le strade che sai a memoria e che guidi in automatico. e passano strade nuove da imparare.
passano i messaggi stizziti, e le parole ferite. ma non passa la noia, poi.
passano veloci troppo veloci i sabati e le domeniche, così veloci che non è chiaro com'è come non è che il venerdì sera si trasforma così fluidamente in un lunedì mattina, poi.
passano le parole scritte e le parole lette, passano le parole ascoltate e quelle dette.
passano i giorni, le sere, le notti. passano le mattine e i pomeriggi. passano i risvegli. passano.

passa tutto. tutto.
e spesso tutto torna, poi.

il giorno nasce stanco quando il mondo che ritrovi è quello che hai lasciato.
ma ho decifrato le iscrizioni, dicono "dimentica tutto ciò che svanisce e segui solo ciò che rimane".
il giorno nasce stanco quando il mondo che ritrovi è quello che hai lasciato

e tu non lo sai, se ha senso dimenticare ciò che svanisce. davvero, non lo sai. ché passa tutto. certo, sempre, tutto.
ma spesso tutto torna, poi.

massimo volume]

martedì 19 novembre 2013

CONFESSIONI DI UNA MENTE CUCINOSA

devi ammetterlo. ché quel che è giusto, è giusto. e allora tocca riconoscerlo: sì, è vero, il kovalski non sa cucinare.
però fa un arrosto della madonna.

lunedì 18 novembre 2013

E POI

e poi arriva la sera che l'aria sa di pioggia e di nebbia e di legna e di fumo e di nero e di vento e di neve lontana e di stelle lassù. di inverno.
finalmente.

venerdì 15 novembre 2013

I GOT YOU UNDER MY SKIN

l'hai fatta grossa, kovalski. stavolta l'hai fatta davvero grossa. che insomma, va bene essere distratto. e va bene pure avere la testa tra le nuvole. ok, ci sta. ma insomma, ci sono anche cose importanti, le cose quelle cose che bisogna ricordarsele. ché dai, ci sono i momenti e gli eventi che per l'altro contano davvero, gli eventi e i momenti quelli che dimenticarseli ferisce, anche se non te lo dirà mai, ovvio. e poi diciamocelo: si può capire una dimenticanza momentanea... ok sbagliare il giorno esatto, va bene accorgersene uno o due giorni dopo... ancora ancora questo... ma eccheccazzo, kovalski, ricordarsene dopo mesi no, no che non si può. e non un compleanno qualunque, no, che tu quando la fai la fai bene, no? e allora proprio il diciottesimo ti vai a dimenticare kovalski... fighez, ma ti pare? cioè, diciottenne. maggiorenne. hai capito, no? mag. gio. ren. ne. e tu niente. nada. nihil. il nulla. il vuoto. silenzio.
ed è ovvio che ci resta male, no? orcatroia, kovalski, dai... ti vai a dimenticare proprio il diciottesimo compleanno del tuo primo tatuaggio? l'hai fatta grossa, kovalski, stavolta l'hai fatta davvero grossa.

lunedì 11 novembre 2013

UNDICIUNDICI

e poi c'è il giorno che le parole nemmeno le sai bene, no. che è il giorno che resta solo la pressione dello sguardo dentro il tuo sguardo, resta l'odore della pelle, e la sensazione di una mano dentro la tua mano. e resta quando ridendo ti salta addosso e si aggrappa a te cingendoti le gambe con le sue, di gambe, e ride così, reggendosi a te che reggi entrambi. 
ed eccovi lì, così, conficcati nel mondo e nel tempo presente, sotto un cielo che sa di nuvole rapide e di vento. almeno per un momento.

venerdì 8 novembre 2013

DETTO DA J.L.B.

" felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell'amore.
felici i felici. "


Più riguardo a Elogio dell'ombra

domenica 3 novembre 2013

TECNICHE DI SOPRAVVIVENZA ALL'INVERNO CHE SARA'

c'è guardare le piantine che hai trapiantato, e i loro piccoli fiori bianchi. c'è guardare la terra in cui hai affondato le dita affondando bulbi per una primavera che verrà, dicevi, ricordi?
ma non basta, no, non basta questo. hai preparativi da fare per l'inverno che sarà. 
c'è respirare il profumo affumicato del russian caravan mentre lo svuoti dentro la scatola metallica del thé, così da averlo per le domeniche pomeriggio grigie e buie. e c'è comprare caffé etiope per le mattine a riprendersi dal sonno.
c'è il sapore del teroldego a tenerti compagnia mentre cucini le tue cene. e con un nome così, teroldego, anche solo per questo nome qui andrebbe bevuto, sì. 
c'è cambiare la visuale della cucina comprando sette vasi bianchi. e 7 piccoli catus per riempirli. e guardare l'effetto che fa, ora. guardarla così.
c'è cambiare anche la visuale dell'ingresso, appendendo due nuove serigrafie. e guardare questi volti nuovi ogni volta che esci, e salutarli con un cenno del capo ogni volta che rientri.
c'è girare per librerie e bancarelle e scaffali e accumulare libri da leggere e film da guardare, per le sere da chiudere il freddo fuori dai vetri e affondare le tue sere nel divano grigio.
c'è tirar fuori gli anfibi, la sciarpa e il cappello e metterli lì, che ti aspettano, in attesa solo che ci siano un po' meno gradi per poter essere usati.
c'è comprarti adesso il biglietto per un concerto che quando lo vedrai sarà già primavera, ed è questo il senso, guardarlo lì appoggiato, e saperlo in fondo alla curva di questo inverno che sarà.

c'è tutto. o quasi. c'è quasi tutto quel che serve a sopravvivere all'inverno. c'è quasi tutto e manca poco. forse manca solo un corpo da stringerti addosso certe notti che fuori è buio e nebbie, o certe domeniche pomeriggio che piove contro i vetri. forse. chissà.