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domenica 28 luglio 2019

(per non perdere la memoria di parti di sé) 22-28/6/19 NEDERDAMND

la città di A., canali e sole in perpendicolare e temperature mediterranee più che da mare del nord, camminare la città cercando il lato in ombra, musei e quadri, e il battello verso aree industriali dimesse in riconversione, le cene al witte swann, i negozi slacker, l'arte fiamminga e l'arte moderna.


la città di U., tra medioevo e secolo d'oro in mattoni rossi, vie piccole e strette, canali intimi, un vento lieve e la quiete di silenzi e spazi vuoti, e l'azzurro dei cieli nel riflesso dell'acqua.


il villaggio di Z.S., i mulini che ancora ruotano, e un villaggio di com'era la vita quando era un'altra vita e un'altra epoca, e cieli grigi come dovrebbero essere i cieli sotto il ma del nord.


la città di R., architetture moderne e colori inattesi, geometrie e perpendicolari, chiacchiere da caffè con espatriati nostalgici, la dolcezza delle ragazze che si amano con delicatezza al di là della vetrina, e rivedere nel sole quello che solo due anni prima avevi visto nel grigio. essere, ancora. esserci, ancora.

giugno 2019. pezzi di mondo, pezzi della tua vita erratica con b.. e pezzi della sua vita erratica con te.

domenica 10 giugno 2018

DEGLI (UNICI) ANNI DELLA NOSTRA VITA

ci sono così tanti anni, in questa foto, talmente tanti che hai un sobbalzo quando devi dirlo, quanti. ci sono così tanti anni, in questa foto, tutti questi anni, tutti questi addii che erano tutti degli arrivederci, tutte queste stazioni, tutti questi momenti, tutti gli attimi che è tutto fermo prima che si muova e scorra via, tutti le volte che.

ci sono così tanti anni, in questa foto, così tanti.
ci sono così tanti anni, in questa foto, e due vite. le vostre.



venerdì 30 settembre 2016

DI SETTEMBRE E DEL MUTAMENTO. O, QUATTORDICI. PER DUE.

e sta finendo settembre. così, semplicemente, settembre sta finendo, da sé. sta finendo settembre anche se nemmeno sembra settembre, con questo azzurro con questo sole con questo caldo. 
sta finendo settembre in giorni quieti, giorni un po' vuoti. quei giorni di una attesa che ti lascia sentire solo il vuoto del tempo che c'è adesso, perché adesso il tempo è solo aspettare che il tempo scorra e passi, e inizi quel che deve iniziare. tra poco, ma non ora.

sta finendo settembre, e sta cambiando tutto, qui. che cambiare dopo quattordici anni è come cambiare vita, non è solo cambiare la direzione da prendere la mattina, o cambiare un lavoro. ma cambiare è il senso dell'andare avanti. progredire. evolvere. il cambiamento che non sai bene come sarà finché non ci sarai dentro, ma non vedi l'ora che avvenga, e scoprire com'è quello che hai scelto che sia.

è una vita, quattordici anni, è un enorme pezzo di vita. è un pezzo enorme della tua vita, questi quattordici anni. è accaduto così tanto. ti è accaduto così tanto, in questi quattordici anni che hanno cambiato tutto: la giovinezza che diventa piena maturità, il potenziale che diventa manager, le migliaia e migliaia e migliaia di chilometri. e un nonessere che diventa una splendida adolescenza di occhi grigi e luminosi, poi.
e poi e poi, poi tutto il resto che in questi quattordici anni ti è accaduto: fatti, persone, viaggi, opportunità, treni persi, strade prese, note parole disegni e immagini, possibilità non notate, distrazioni, situazioni, abitudini, errori, mosse fantasy, colpi di genio, cazzate, amori, quasiamori, solitudine e solitudini, sesso, trovare e perdere.

sta finendo settembre.
sta finendo settembre, già.

sta finendo settembre e sta cambiando tutto, dopo quattordici anni.
sta finendo settembre, ed è cambiato tutto, quattordici mesi fa. tutto. uno è diventato due, un due che non è che un uno superiore. e c'era un prima, e questo è il dopo, e nulla è come era prima che fosse amore. nulla è come era prima, ora che è amore. quattordici mesi fa.

che bel viaggio, fin qui.
che bel viaggio, che sta per iniziare.
" allacciati le cinture, alice. che di meraviglie da qui in poi ne vedrai un bel po' "


[the matrix]

giovedì 11 agosto 2016

(11.8.16) IMPRESSIONI DI 56°56′56″N 24°06′23″E

cieli in rapido movimento... teutonici russi svedesi russi tedeschi ancora russi, mai dominanti sempre dominati... mattoni rossi di un medioevo tedesco e anseatico... tutti i colori del liberty... la quiete del parco lungo il canale... il bianco e il rosso delle chiese protestanti e cattoliche, i colori accesi e gli ori dei quelle ortodosse... attraversare il ponte nella luce dolce di un sole basso... guardarla fotografare...

martedì 9 agosto 2016

(9.8.16) DELLA STRISCIA DI TROPPI NOMI. E DELLA SABBIA.

percorrere la lunga striscia di terra della penisola curlandese, striscia d'alberi che tiene separata la laguna dal mar baltico. respirare resina dalla cima delle dune di sabbia. arrivare al confine tra europa e repubblica russa e fermarsi lì, un attimo solo, prima di tornare indietro.
e ora, solo ora, le onde del mare del nord, il vento teso, l'odore di sale, i cieli grigi che non stanno fermi un solo attimo.


(e ora, solo ora, la sabbia, e quel sorriso che brillano gli occhi, dopo anni di vele e di mari)

domenica 2 agosto 2015

COMING TOGETHER

e questo è quando i pezzi si rimettono assieme, e quando pian piano le tue vite si ricompongono in un'unica vita. anche la donna e la minidonna.

martedì 17 marzo 2015

(reload): TO WISH (IM)POSSIBLE THINGS

 a volte pensi che forse davvero si possa essere fortunati.
(ci pensi soprattutto la notte, ché nel buio della notte è tutto più morbido, e l'aria è più lieve nelle notti buie, e certi pensieri appartengono alle notti morbide e lievi)
e nelle notti morbide e lievi pensi che forse davvero si possa essere fortunato.

e pensi che se sarai fortunato a volte vi guarderete negli occhi, e guardarvi negli occhi a volte sarà come guardare il proprio specchio.
se sarai fortunato, la vedrai ridere. e la vedrai piangere, anche. la sentirai parlare. e la sentirai dietro muri di silenzio, anche. la vedrai guardare il mondo con occhi che brilleranno. e conoscerai il modo per farli brillare, i suoi occhi, se sarai fortunato.
se sarai fortunato, la vedrai dormire, e ti sembrerà tutto perfetto in quel singolo istante nel tempo. e non ci sarà null'altro che lei che dorme.
se sarai fortunato, ci saranno istanti e gesti, parole e sguardi, toni e momenti.
se sarai fortunato, vi capirete con uno sguardo. altre volte, non basteranno invece mille parole.
se sarai fortunato, saprai esserci per lei.
se sarai fortunato, lei ci sarà. e poi prenderà la sua strada verso chissà dove. e tu la guarderai camminare oltre.
se sarai fortunato, ti odierà di un odio feroce, in certi momenti. un odio che sarà l'altra faccia dell'amore, se sarai fortunato.
se sarai fortunato, vedrai il tempo scorrere nei suoi occhi, nelle sue parole, nei suoi gesti, nelle sue mani, sulla sua pelle.
se sarai fortunato, un giorno lei avrà capito. e saprà cosa è stato.
se sarai fortunato, saprai come fare, sempre. e se sarai fortunato riuscirai a farlo, anche. magari non sempre, ma quasi.
 
a volte ti domandi se davvero si possa essere fortunati.
e ti chiedi quanto si possa esserlo.

domenica 5 gennaio 2014

LA FINE E' (sempre) UN NUOVO INIZIO

tutto finisce.
sempre.
anche le feste.
e le feste finiscono nel ticchiettìo di un giorno di grigio e di pioggia fine, finiscono sotto nubi uniformi e nel silenzio di stanze ora vuote.
cerchi un cinema per la serata. 
metti su i mogwai, e alzi di due tacche il volume. 
lasci sia la musica a riempire gli spazi. scivolando verso sera.

lunedì 30 dicembre 2013

OMNI

l'aria sa di freddo e neve su montagne lontane. intanto nei vasi spuntano i germogli dei bulbi che hai piantato in autunno.

nel nero del cielo la luce fissa di giove. mentre i giorni hanno già ripreso, seppure impercettibilmente, ad allungarsi, ché l'inverno se ci pensi bene è controintuitivo: giorni che si allungano, e notti che si accorciano.
domani notte sarà un nuovo anno. e tu sei qui che guardi il cielo di quello vecchio. 
dall'altra stanza, l'eco di risate.

e forse in fondo la vita non è null'altro che questo: omnia mutantur, nihil interit.

domenica 22 dicembre 2013

giovedì 12 settembre 2013

AS UNOTRE UNOQUATTRO

il tempo passa di un giorno ogni singolo giorno. di solito.
che poi certi giorni c'è il giorno in cui in un singolo giorno il tempo passa di anni.

martedì 23 luglio 2013

flashback: NEI GIORNI DEL TEMPO IMMOBILE

c’è il sommesso mormorio costante delle fronde degli alberi, c'è il rumore liquido delle foglie, nei giorni e nelle notti di vento.
[avevi una stanza sul fiume, in un’altra vita. ché ogni vita è composta di tante vite diverse. e in una di queste tue vite diverse, tu ti sei ritrovato casualmente a vivere nella stanza che dava sul fiume. ed era una stanza piccola, ma ti bastava. e fuori dalla finestra di questa stanza piccola e che ti bastava c’era il fiume. tu lasciavi i vetri accostati, la notte, per addormentarti col rumore dell’acqua.
quando ti capitava di lasciare l’albergo per un paio di giorni, certi fine settimana che tornavi verso quella che in fondo e ovunque tu vivessi è sempre stata la “tua” città, ogni volta che ti capitava di lasciare l'albergo per un paio di giorni, ti tenevano quella stessa stanza, come una sorta di tacito accordo. e al tuo ritorno era a quella stanza piccola sul fiume che facevi ritorno, nei mesi in cui hai vissuto lì.
e c’era il rumore sommesso dell’acqua che entrava dalla finestra della stanza piccola sul fiume. e c’era il piccolo ritmico rumore della pioggia che batteva lieve sul fiume, nei risvegli dei giorni di pioggia]

ci sono notti di piccole stelle tremolanti nel vento del cielo delle notti che le piccole stelle tremolano nel cielo di vento.
[ed è così, guardando le piccole stelle tremolanti nel cielo nero delle notti, che scopri che hai dimenticato le costellazioni. riconosci le orse, la cintura di orione quando è inverno, e cassiopea. delle altre, alcune le vedi ancora, ma non ricordi il loro nome -proprio non lo ricordi-, e alcune non riesci più a distinguerle, perse in troppe stelle nel cielo.
ed è così che scopri che da qualche parte hai dimenticato le costellazioni, da qualche parte in un’altra vita. ché ogni vita è composta di tante vite diverse. e in una di queste tue vite diverse tu eri capace di dare un nome alle costellazioni e alle stelle che vedevi nelle notti che le piccole stelle tremolano.
c’erano notti che ti sdraiavi sul prato, e guardavi su. ed era così che ti perdevi, quelle notti.]

[e, poi, dopo, anni dopo, in un’altra ulteriore vita, ché ogni vita è composta di tante vite diverse, in una di queste tue vite diverse il dito che ti indica piccole stelle che scintillano nel vento di un cielo nero, e la voce che ti dice “guadda! guadda quante fate su nel cielo”]

i believe the stars are the headlights of angels
driving from heaven to save us
won’t you look at the sky?
they’re driving from heaven into our eyes

ci sono gli attimi, a volte. e piccoli scarti impercettibili. e la differenza che questo fa.
[e pensi che forse il tempo, in sé, è inerte. il tempo non cambia nulla. è ciò che accade nel fluire del tempo a determinare i cambiamenti.
e gli attimi scartano, a volte, scartano e cambiano direzione, gli attimi. accade senza che nulla accada, così, semplicemente accade. ed è come sentire il rumore che fa quando il momento cambia, e diventa qualcos'altro.
e senti lo stacco dove prima c’era una sorta di intimità. ed è un attimo. e sembra trascorso un secolo.]

[e gli attimi scartano, a volte. e cambiano direzione, gli attimi. 
accade senza che nulla accada, così, semplicemente accade.
ed è come sentire il rumore che fa quando il momento cambia, e diventa qualcos’altro. 
ed è un attimo, e sembra trascorso un secolo.]

don’t know where i’m going
don’t know where it’s flowing
but i know it’s finding you

ci sono nuvole rapide che passano sotto il sole, e l’alternarsi di luce e ombra.
[e nel tempo a spirale c’è l’eterno ritorno dell’identico diverso da sé. e le bolle di sapone che scivolano sul vento sono le stesse, però ora non sei tu ad inseguirle, ma è lei. e tu guardi. guardi le bolle volare. guardi lei che corre. la guardi afferrare bolle di sapone in volo. distruggendo mondi.]

continuano i giorni dell’azzurro del cielo. continua il vento. continua l’onnipresente fruscio delle foglie. continuano le notti nere di stelle.
ci sono nuvole rapide che passano sotto il sole. e montagne immobili a chiudere ogni orizzonte.
c’è un lago incastrato tra le montagne, laggiù, in fondo. e l’odore di acqua dolce non arriva fino a quassù.
ci sono libri da leggere. e ci sono parole da scrivere. e parole da leggere, anche. e ci sono le sue corse da seguire con lo sguardo, per poi riderne.

lasciami qui, lasciami stare, lasciami così,
non dire una parola che non sia d'amore
per me, per la mia vita, che è tutto quello che ho,
è tutto quello che io ho, e non è ancora finita.

c’è lo scorrere del tempo immobile quaggiù, qua, sotto, quaggiù sulla terra.
sopra, nel cielo del giorno e della notte, le scie degli aerei attraversano uno dei corridoi della rotta nord.

[© the silver jews, the go-betweens, c.c.c.p.]

domenica 17 febbraio 2013

martedì 1 gennaio 2013

ABSOLUTE BEGINNERS (due zero uno tre)


e stavolta com’è, l’inizio di questo due zero uno tre? che c’è sempre un inizio, no?
l’inizio stavolta ti trova che non sei solo, no, che siete in sette, e in sette vi trovate sull’erba di una rotonda, a guardare tutti e sette il cielo e i tetti in lontananza, e sotto il cielo e sopra i tetti i blu e i gialli e i verdi i bianchi i rossi e gli ori delle esplosioni artificiali, e voi lì, sull’erba della rotonda, a guardare le esplosioni artificiali e la lenta deriva nel nerocielo delle luci “guarda, gli ufo” “ma và, le lanterne cinesi”, e le nuvolette che fanno nell’aria le vostre parole e le vostre risate (“vedi che non erano in due a fare cose nell’auto, lì, nel parcheggio? guarda, c’è solo il guidatore, vedi?” indicando l’auto che passa lì accanto. “dio, sei così innocente che stringi il cuore, tu”).
ma non è questo, l’inizio.

è subito dopo, l’inizio. dopo, non appena vi incamminate verso casa, e vi girate verso gli ultimi fuochi che pirotecnicano nella mezzanotte, e vedete che dal nero scende lieve il biancore di un fantasma di una nube di un’idea che ondeggia e rolla e beccheggia e scivola e plana e si appoggia esattamente sull’erba della rotonda proprio in mezzo a voi dove eravate attimi prima se foste rimasti lì dove eravate, è esattamente lì che atterra questo fantasma questa nuvola quest’idea. ed è la bambina a prenderla e a tenerla come piccolo trofeo, questa lanterna cinese ormai spenta esaurita atterrata in mezzo a voi sette.
ed è esattamente lì, che ti trova l’inizio. che c’è sempre un inizio, no? 

ed è come avere magia, e non saperla fare andare via.

[© la crus]

domenica 17 giugno 2012

DELLE LUCCIOLE DI NOTTE

- che belle le lucciole!
- ma non ci sono sempre state, sai?
- cioè quand'eri piccolo tu non c'erano?
- sì, quand'ero bambino io c'erano sì, tutti gli anni, d'estate, di notte il prato era sempre pieno di lucine.
- e poi?
- poi non lo so, a un certo punto sono sparite. quando sono cresciuto se ne sono andate. non le ho più viste per tantissimi anni. credevo non ci fossero più.
- e invece adesso ci sono ancora!
- sì. adesso sì. chissà dove sono state tutti questi anni... e chissà come mai sono tornate, poi?
- non lo sai?
- no, non lo so. non lo sa nessuno, credo.
- io lo so invece! si vede che alle lucciole piacciono solo i bambini!
- ... si vede di sì, già.

domenica 26 febbraio 2012

FAKING THE DAYS

dei giorni che il vento che sa di primavera, e l’aria ha l’odore di vicoli stretti e umidi d'ombra, quel sentore di cantine che sale dalle grate su cui cammini lungo i marciapiedi. dei giorni che febbraio sembra fine marzo sotto i cieli azzurri che guardi in su dalle panchine dei giardini, le panchine delle tue primavere e delle tue estati. dei giorni che sono i giorni che decide il suo primo viaggio, e un appunto rosso sul calendario per ricordarlo da qui in poi. dei giorni, e delle sere. delle sere camminando la vie della città, le sere del cielo d’indaco e di un filo di luna appeso nel cielo e a fianco brilla venere, e delle notti di stelle che tremolano nel nero lucido del vento che preme sui vetri. 
dei giorni e delle sere dimenticando il calendario.
e fingendo primavera.

domenica 19 febbraio 2012

DELL'IDENTITA'

f:  "ora sei una teen ager"
b: "cos'è tinege?"
tu: "teen ager è quando hai dai 13 ai 19 anni. un'adolescente, insomma"
f: "è vero, inizia dai tredici anni. allora no, tu non lo sei ancora."
b: "evviva! non sono una tinege! sono ancora una bambina!"

17.2

" well she's walking through the clouds with a circus mind that's running wild  [...] when i'm sad, she comes to me with a thousand smiles, she gives to me free "

[jimi hendrix]

domenica 29 gennaio 2012

DELLE NOTTI E DEL VENTO, DEL CALORE E DELLE STANZE. E DEL FILO BIANCO E RICURVO DELLA LUNA.

di colpo si fa notte, s'incunea crudo il freddo.
è da est e da nord che entra il vento gelido nella città di mare e di frontiera, entra gelido e scorre lungo le strade e si restringe tra i palazzi, taglia la pelle del volto, questo vento che viene da est e da nord, taglia la pelle e odora d'inverno e di neve in piane slave, odora di boschi sferzati e di montagne  sullo sfondo. il mare è solo un'indistinta macchia nera lì dove manca qualsiasi luce artificiale. il mare lo intuisci per sottrazione. 
era la sera prima la sera nella quale ti ha chiesto se la luna stesse crescendo o rimpicciolendosi. e tu non hai saputo rispondere, la sera prima, e guardi quel filo bianco e ricurvo di luna nel nero del cielo e non lo sai neppure stasera da quale parte stia andando, quel filo bianco e ricurvo di luna. e poi, dopo la domanda, c'è stata la notte della febbre che sale e scalda e irradia calore dalla pelle e tra le coperte. 
è la sera dopo, questa, la sera in cui il vento che viene da est e da nord taglia la pelle e le vie di questa città. e nella sera del vento che viene da nord e da est ritrovi la vecchia familiarità d'esser solo nella stanza di questo albergo. ed è un salto all'indietro nel tempo, questo, un salto di qualche anno indietro.
l'albergo è sempre lo stesso. la stanza quella di alcune volte. e la persona sola nella stanza è sempre la medesima. tu.
di colpo si fa notte, s'incunea crudo il freddo. la città trema, livida trema.

[csi]