martedì 7 maggio 2013

40° 10′ 49″ Nord, 44° 30′ 52″ Est


matenadaran. museo dei manoscritti. perdersi nella scrittura. nelle scritture.
le prospettive senza fine dei viali sovietici. il verde degli alberi il rosa delle costruzioni il grigio asfalto l’azzurro del cielo il bianco delle vette degli ararat.
incomprensibile alfabeto, l’armeno, cartelloni insegne targhe della totale illeggibilità della sequenza di n uu n n u. u. n. t. 2. c. 
i palazzi accerchiano hanrapetutyan hraparak. e di notte i getti e i colori della fontana verso il cielo.
camminare le bancarelle del mercato di vernissage, e lo stupore di non essere assalito da chi vuol vendere la qualsiasi a qualsiasi costo. è europa non medio oriente questo.
museo di storia. gli albori i percorsi le commistioni le mescolanze le migrazioni le invasioni il divenire. e passano i parti e passano i greci, passano romani, bizantini e sassanidi, passano gli arabi e i selgiuchidi, passano mongoli, timuridi e ottomani, passano i persiani, passano i turchi, passano i russi e i tatari, passano i bolscevichi. passi anche tu, ora, da qui. e loro? loro: da noè, hayk, e da lui gli urartei, in seguito artassidi prima di essere bagratuni, e oggi semplicemente armeni. per giungere qui ora adesso oggi così.
tsitsernakaberd. il monumento del grande male. il medz yeghern. monumento del genocidio negato. le foto mute. rimuovono i fiori della cerimonia di tre giorni fa. e il senso che questo dà della precarietà anche del ricordare. a forma di moschea. come indice accusatorio. ad affermare senza dire. un pugno chiuso in sé di cemento armato. e una scheggia di 40 metri conficcata nel cielo.
le sculture moderne sotto la cascata e i suoi infiniti gradini che biancheggiano contro il sole. gatti grassi pinguini blu uomini di parole conigli che saltano.
imparare a distinguere l’armeno dal russo. senza capire una sola parola. e riuscirci ogni singola volta.
i riflessi azzurri sciiti della moschea blu.
bambini che giocano a scacchi sotto l'occhio del ragno.
le fondamenta della fortezza di erebuni a dominare l’intera valle e il sole che brucia il respiro.
surp sargis. l’ombra e le candele. e la tua crisi mistica,  improvvisa e annientante, la crisi mistica che ha un vestito giallo e nero, e due gambe lunghe come il tuo sguardo.
la vecchia armena che vi chiama e apre il cancello del cortile di casa per lasciarvi entrare e farvi raggiungere zaravor astvatsasin, chiesa rossa nascosta tra palazzi e alberi nel sole che tramonta. le candele arancioni e il nero delle pareti nel fumo di secoli.
l'odore e i colori del mercato della frutta e delle spezie. respirare medio oriente. ora, qui, sì.
il caos e le urla del mercato dei contadini. il rapido passare di mano dei soldi. e i sorrisi e le pose ogni volta che vedono che li stai inquadrando.

i percorsi le mappe i cammini.
la memoria.
essere te.

8 commenti:

  1. I diari di viaggio mi hanno sempre affascinato.
    Piacevole lettura questa.

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  2. Che belli questi popoli che resistono, che passano attraverso genocidi, che non vengono riconosciuti, che vengono dominati, vessati che emigrano (a Los Angeles ho conosciuto un casino di armeni) e che, nonostante tutto, resistono ed esistono.

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    1. che belli gli infiniti rivoli e percorsi delle umane genti, sì.

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  3. Sono andata a vedermi sulla cartina dov'eri, me ignorante.
    "fascino allo stato puro.

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  4. Immagino la crisi mistica. Travolgente, quasi quanto leggere del K.

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occhio. ché il K ti legge. e risponde, anche.