matenadaran. museo dei manoscritti. perdersi nella
scrittura. nelle scritture.
le prospettive senza fine dei viali sovietici. il verde degli alberi il rosa delle costruzioni il
grigio asfalto l’azzurro del cielo il bianco delle vette degli ararat.
incomprensibile alfabeto, l’armeno, cartelloni
insegne targhe della totale illeggibilità della sequenza di n uu n n u. u. n. t. 2. c.
i palazzi accerchiano hanrapetutyan hraparak. e di
notte i getti e i colori della fontana verso il cielo.
camminare le bancarelle del mercato di vernissage, e lo stupore di non essere assalito da chi vuol vendere la qualsiasi a qualsiasi costo. è europa non medio oriente questo.
camminare le bancarelle del mercato di vernissage, e lo stupore di non essere assalito da chi vuol vendere la qualsiasi a qualsiasi costo. è europa non medio oriente questo.
museo di storia. gli albori i percorsi le commistioni
le mescolanze le migrazioni le invasioni il divenire. e passano i parti e passano i greci, passano romani, bizantini e sassanidi, passano gli arabi e i selgiuchidi, passano mongoli, timuridi e ottomani, passano i persiani, passano i turchi, passano i russi e i tatari, passano i bolscevichi. passi anche tu, ora, da qui. e loro? loro: da noè, hayk, e da lui gli
urartei, in seguito artassidi prima di essere bagratuni, e oggi semplicemente
armeni. per giungere qui ora adesso oggi così.
tsitsernakaberd. il monumento del grande male. il medz yeghern. monumento del genocidio negato. le foto mute. rimuovono i fiori della cerimonia di tre giorni fa. e il senso che questo dà
della precarietà anche del ricordare. a forma di moschea. come indice
accusatorio. ad affermare senza dire. un pugno chiuso in sé di cemento armato. e una scheggia
di 40 metri conficcata nel cielo.
le sculture moderne sotto la cascata e i suoi infiniti
gradini che biancheggiano contro il sole. gatti grassi pinguini blu uomini di parole conigli che saltano.
imparare a distinguere l’armeno dal russo. senza capire una sola parola. e riuscirci ogni singola volta.
imparare a distinguere l’armeno dal russo. senza capire una sola parola. e riuscirci ogni singola volta.
i riflessi azzurri sciiti della moschea blu.
bambini che giocano a scacchi sotto l'occhio del ragno.
le fondamenta della fortezza di erebuni a dominare
l’intera valle e il sole che brucia il respiro.
surp sargis. l’ombra e le candele. e la tua crisi
mistica, improvvisa e annientante, la crisi mistica che
ha un vestito giallo e nero, e due gambe lunghe come il tuo sguardo.
la vecchia armena che vi chiama e apre il cancello
del cortile di casa per lasciarvi entrare e farvi raggiungere zaravor
astvatsasin, chiesa rossa nascosta tra palazzi e alberi nel sole che tramonta.
le candele arancioni e il nero delle pareti nel fumo di secoli.
l'odore e i colori del mercato della frutta e delle spezie. respirare medio oriente. ora, qui, sì.
il caos e le urla del mercato dei contadini. il rapido passare di mano dei soldi. e i sorrisi e le pose ogni volta che vedono che li stai inquadrando.
l'odore e i colori del mercato della frutta e delle spezie. respirare medio oriente. ora, qui, sì.
il caos e le urla del mercato dei contadini. il rapido passare di mano dei soldi. e i sorrisi e le pose ogni volta che vedono che li stai inquadrando.
i percorsi le mappe i cammini.
la memoria.
essere te.
I diari di viaggio mi hanno sempre affascinato.
RispondiEliminaPiacevole lettura questa.
bentornata, random :-)
EliminaChe belli questi popoli che resistono, che passano attraverso genocidi, che non vengono riconosciuti, che vengono dominati, vessati che emigrano (a Los Angeles ho conosciuto un casino di armeni) e che, nonostante tutto, resistono ed esistono.
RispondiEliminache belli gli infiniti rivoli e percorsi delle umane genti, sì.
EliminaSono andata a vedermi sulla cartina dov'eri, me ignorante.
RispondiElimina"fascino allo stato puro.
K educational :-)
EliminaImmagino la crisi mistica. Travolgente, quasi quanto leggere del K.
RispondiElimina"sapesse, signora..!" :-)
Elimina