sarebbe la città d'oro, sarebbe la quantità innumerevole di palazzi di ogni stile a soverchiare la vista, sarebbero le guglie nere, sarebbe il ponte sulla moldava, sarebbero le statue ovunque, sarebbe la città degli scrittori con la k, sarebbe il sentore di mitteleuropa, sarebbero i carri armati invasori del patto di varsavia, sarebbe jan palach, sarebbero le connessioni con la parigi bohemienne e a.r., sarebbe la storia studiata sui libri di quando eri liceale, sarebbe la rivoluzione di velluto vista in televisione. sarebbero mille evocazioni.
ma resta tutto sommerso sotto la fiumana di turisti che sommerge ogni visuale, ogni svolta e ogni strada, rendendo tutto e ogni cosa una specie di disneyland.
e scopri che più passa il tempo e più mondo viaggi, e meno tollerante sei per le folle turistiche. anche se in fondo qui sei né più né meno che uno di loro.
Pienamente d'accordo. Ma penso che l'avversione sia verso un certo tipo di turismo. Ieri, un servizio in TV denunciava l'esasperazione dei veneziani, stufi di vedere la loro meravigliosa città ridotta ad un immondezzaio in cui orde di turisti in costume da bagno pretendono di tuffarsi nei canali e di evacuare negli angoli delle strade. Quelli non mi sento di chiamarli turisti, sono greggi umane. Dopo essere stati nel grande nord, per altro, si diventa parecchio insofferenti nei confronti delle greggi umane. Sa, c'entra la consapevolezza del concetto di vastità il cervello, sgombro per tanti giorni di cose e persone, fatica a riappropriarsi dell'inutile sovraffollamento e preferisce poter scegliere. Non si torna più indietro.
RispondiEliminaodiare i turisti.
Eliminae amare i viaggiatori.
e tocca concordare anche sul punto finale, tocca: dalla vastità non si torna indietro.