“già autunno”, pensi, quando sei ormai a casa. mentre ti togli vestiti umidi e ti infili vestiti asciutti. mentre spegni la luce della stanza, uscendone. mentre accendi la luce del soggiorno, entrandoci. e la sensazione non solo di essere a casa, ma di sentirti a casa. la sensazione di sentirti addosso il tuo spazio.
home alone and happy, nothing brings me down.
è dopo la pioggia, ora. è sotto cieli di nubi immobili dopo la pioggia. e sotto ogni cosa, il rumore liquido dello sgocciolìo ritmato dai balconi sopra, sul tuo.
what's left of the rain runs down my roof, nothing brings me down. the night is lush the air is still, nothing brings me down
“già autunno”, e sotto ogni cosa, il rumore liquido ritmato che batte sul balcone. e la musica che suona piano, di chitarra, e voce.
home alone and happy, nothing brings me down. full of wine and steady, nothing brings me down
bevi piano. bevi piano dal bicchiere che tieni in mano, mentre guardi di là dei vetri la sera inchiodata in nuvole immobili sopra i tetti della città luminescente elettrificata della sera d’autunno. bevi piano, alterando la chimica del corpo, godendoti la sensazione della chimica del corpo che si altera, nella sera luminescente elettrificata dell’autunno sopra i tetti della città al di là dei vetri.
home alone and happy, nothing brings me down. full of wine and steady, nothing brings me down. what's left of the rain runs down my roof, nothing brings me down
bevi piano dal bicchiere che tieni in mano, guardi fuori dai vetri i vasi che ieri hai preparato per l’inverno che sta arrivando. guardi le piantine che hai trapiantato, e i loro piccoli fiori bianchi. guardi la terra in cui hai affondato le tue dita affondando bulbi per una primavera che verrà. e ti sembra un bel modo di aspettare l’inverno, questo, prepararti per la primavera che è laggiù, in fondo, dietro la curva di questo inverno che si avvicina giorno dopo giorno. perché una primavera arriva sempre, poi.
home alone and happy, nothing brings me down.
finisci il vino.
ti allontani dai vetri.
torni alle tue cose.
e milano riverbera mille parole ora mute, e la mia storia è ridotta al suono della tua voce. e resta il fiato sui vetri in questa inerzia di giorni, aspettando che il sole faccia il giro e ritorni.
[© emiliana torrini; la crus]