ed eccoti qui, kovalski, eccoti nella primavera duezerounocinque, ché anche quest'anno è primavera, fuori, nei cieli e nelle strade. ed ecco i cieli azzurri e le sera chiare, ecco l’aria mite che resti fuori a parlare, ecco la primavera che non è una sola primavera, quest’anno, ma la primavera delle diverse primavere che si intrecciano, si sovrappongono, si succedono, si accavallano...
eccoti qui, nella primavera che c’è chi arriva e poi riparte. e tra quando arriva e quando poi riparte è intrecciare corpi e ritrovare incastri.
ed eccoti nell’altra primavera, poi, la primavera quella che come una sorta di maledizione di questo anno dispari brillano anelli agli anulari di donne che vorresti non avessero agli anulari anelli a brillare, e in questa primavera delle donne con gli anelli che brillano in cui ti trovi ad affondare c’è chi i capelli arruffati ed è affondarsi negli occhi lungo un canale, e chi invece è un improvviso affondarsi nelle bocche dentro stanze buie e con il sapore e l’urgenza di lunghe attese da recuperare. ed eccoti qui che la primavera diventa la primavera degli amori che non puoi avere (e fai bene a ripetertelo, questo, kovalski, fai bene a ripetertelo).
ed eccoti nella primavera in bianco e nero, poi, la primavera quella della pelle scura sulla tua pelle chiara, e queste notti che guardarti è come vedere vecchi film, forse francesi.
eccoti qui, kovalski, ecco qui te, ed ecco qui le primavere con cui inizia questa tua primavera.
che poi, però, a dire la verità vorresti capire… così, tanto per sapere... ma quante cazzo di primavere ci stanno in un anno dispari, kovalski?!