da quando sei rientrato piove. piove una pioggia fine di nuvole basse e compatte e grigie. là era solo sole e cieli alti e azzurri, e la coltre di polvere a coprire i quattro orizzonti e ogni cosa, anche le vie respiratorie ad ogni respiro, certo. qui invece piove una pioggia fine di nuvole basse e compatte e grigie. uno stacco netto. dall'estate a una specie di autunno. ma questo dovrebbe aiutarti, dovrebbe aiutarti a sentirti di nuovo qui. dovrebbe.
dovrebbe aiutarti a rientrare dalle strade polverose e raramente asfaltate. dai cani randagi che dormono ai bordi delle vie o in mezzo agli incroci. dai black out programmati ogni singolo giorno. dai clacson suonati come una cacofonia costante. dalle mucche ferme nei posti più impensati. dai namasté detti sempre col sorriso e le mani giunte chinando il capo. dai bambini sorridenti e bellissimi e dalle bambine con gli occhi truccati e bellissime. dalle case di mattone e legno lavorato per gli infissi. dalle case diroccate e non finite moderne e già pericolanti. dagli odori di curry e masala e tikka e cardamomo e cumino e coriandolo che escono dalle porte aperte. dai mendicanti sotto le tettoie a ripararsi dal sole. dai bambini monaci buddisti che guardi dall'alto giocare a calcio. dai dannebud con cui ringrazi chiunque si lasci fotografare. dai giri in senso rigorosamente orario intorno ai templi. dalle ruote tibetane che giri augurandoti la sorte per il futuro. dagli om mani padme hum che dopo un po' iniziate a canticchiare come una litania costante. dalle pagode dagli stupa dagli shikhara, dalla mescolanza costante di templi e religioni. dall'arancione e dal rosso e dal giallo delle offerte votive lasciate ogni mattina agli dei. dal rosso delle donne sposate. dagli ingorghi ovunque. dai motorini che ti sbucano sempre bastardi alle spalle suonandoti all'ultimo. bastardi. dai chilometri camminati su sentieri polverosi. dalle cicale che friniscono nella notte tra i monumenti bui della piazza e tu stai seduto sulle scale di pietra di mille anni fa e sei nel qui e ora e ci sarai per sempre. per sempre. dai cieli di stelle e costellazioni. dalle strade deserte alle nove di sera e nere di black out. dai bambini in divisa che vanno a scuola. dai trentatre milioni di dei hindu e dai buddah. dai chowmen dai momo dal fried rice dal curry dal masala dal tikka. dalla birra tibetana calda e dalla everest gelata. dalle pire funebri per ardere i morti e riconsegnarli alla ruota della vita. e lo ricorderai l'odore che permea l'aria mentre ardono i fuochi. dal sangue dei sacrifici animali del tempio di kali. e i fedeli che camminano a piedi scalzi attraverso di esso. dalla divina sessualità dei lingam in pietra in ogni tempio. e delle yoni che li accolgono, compenetrandosi, come nella vita. dagli occhi di buddah sulla cima dei templi a stupa al cui sguardo non puoi fuggire e che ti trapassa. ovunque. dalle bandiere tibetane e i 5 colori che garriscono nel vento. dal tetto dello stupa di bodnat e dalla piazza di bahktapur. dai sorrisi delle donne quando le guardi negli occhi. dai canti dei monaci tibetani che cantano i loro mantra nel buio della sala. dalle trombe e dai tamburi tibetani che interrompono le litanie. dai commercianti e dai questuanti che cercano di venderti qualsiasi cosa. dalle campane e dai canti nel tempio alle 4 di notte. bastardi. dai generatori. dai thanka disegnati su panni di cotone. dall'alba che sorge sulle montagne di nagarkort. dalle vasche d'acqua verde e puzzolente a costellare le città antiche. dalle donne che attingono l'acqua ai pozzi. da un himalaya che non vedrai mai coperto di foschia e polvere, e che sarà il motivo per tornare in questo paese, un'altra volta, e farlo già in questa vita. dal bianco dall'oro dall'azzurro degli stupa buddisti. dal grigio della pietra dei tempi indu. dai rossi e arancioni e gialli della polvere con cui ricoprono le statue. dall'amaranto e dai marroni dei mattoni del legno delle bordature in stoffa delle pagode. dalle bottiglie d'acqua per lavarsi i denti. dalla calma di una vita che scorre in piazze millenarie. dal sedersi a guardare la gente che scorre. dal rosso del tilaka sulla fronte. dai petali di fiore e dai chicchi di riso lasciati sulle statue degli dei. dai sorrisi della gente. ovunque.
la pioggia dovrebbe aiutarti a rientrare da dove sei appena tornato. dovrebbe.
che chissà quando tornerai davvero a casa, però, tu.