(il rumore della pioggia, sui tetti e sull'asfalto dei cortili. l'odore dell'aria, che sa di bagnato e di cemento, di primavera e di sere chiare. l'odore dell'aria, che sa dei tuoi quattordici o sedici anni, chissà perché.)
"posso resistere a tutto, tranne che a leggere kovalski" oscar wilde
sabato 23 maggio 2020
sabato 2 maggio 2020
DEL TEMPO CHE PASSA IL TEMPO
del tempo passato sul balcone a cercare il sole del mattino, che almeno il sole prendiamocelo come beneficio di questi arresti domiciliari che non passano, non passano, non passano no questi arresti domiciliari, giorni su giorni su giorni qui, e allora il sole del mattino sul balcone a est, tra le piante che nel frattempo hanno deciso di fiorire e diventare colori e profumi, e tu con il laptop sulle ginocchia a lavorare o negli innumerevoli hangout di cui è piagato questo tempo di smartworking, che tu vorresti lavorare in verità, ma passi il tempo a parlare e parlare e parlare e intanto che parlate in riunioni infinite che la gente soffre la solitudine chiusa in casa soli a lavorare e allora riunioni su qualsiasi cagata e nelle innumerevoli riunioni in hangout il lavoro si accumula e poi ti toccano le sere, ti toccano i week end, ti toccano i festivi e i giorni di ferie che devi comunque prenderti anche se lavori quasi senza soluzione di continuità, e ti resta il sole del mattino sul terrazzino a est, ti resta a un certo punto la sera staccare e correre in tondo nel cortile dei box auto la sera una sera su due, e ogni tanto una mezza giornata che ti imponi via dal lavoro per non implodere, una mezza giornata di fine settimana per fare finta che puoi anche permetterti di non lavorare.
e dal terrazzino a est c'è un mondo diverso, c'è un mondo di cieli azzurri e giallosole, e tetti che digradano e che si aprono su prospettive ariose di tetti e tetti a scalare prospetticamente, un mondo di pollini bianchi batuffolo portati dalla brezza che si infilano ovunque in ogni angolo e sottodivano o letto della casa, e quando scollina la metà mattina inizia un mondo di odori delle cucine degli appartamenti vicini dei condomini ad anfiteatro attorno e sembra di respirare gli odori di vecchi libri, di altri tempi, i soffritti, la carne a rosolare prima di essere arrosto, i sughi di pomodoro, quegli odori che era dall'infanzia che non respiravi, e poi c'è un mondo di voci di gente che parla al telefono su altri balconi o bambini che giocano solitari giù nei cortili o voci che dalle finestre aperte filtrano fuori dialoghi quotidiani di coniugi con decenni di convivenza e abitudini congiunte, e le voci dei due nipotini piccoli che un giorno sì e uno no la figlia ora mamma porta da sua madre ora nonna per lasciarli lì una mezza giornata (e pensi sempre al bisogno che ha la figliamamma di staccare qualche ora ogni due giorni, e pensi anche a quando questo bisogno di aver respiro dai figli si risolverà in contagio della mammanonna ormai anziana... e si vede che il concetto di lockdown non è chiaro a tutti, ma soprattutto vedi che il concetto di avere cura dei propri anziani non è proprio di tutti i figli adulti... e pensi ai tuoi di genitori che ora son due mesi che hai scelto di non vedere per non rischiare di trasmettergli nulla, e pensi alla figlia che da più di due mesi non vedi per la geografia che vi separa e che chissà per quanto ancora vi separerà). e dal terrazzino ad est c'è un mondo diverso, e c'è la vita che si infiltra nelle tue ore, e che ti sembra di tornare indietro ad altri mondi, a suoni voci odori profumi che forse davvero è da quando eri bambino che non ti erano più accaduti che credevi non esistessero più e invece era la tua vita che non li aveva, semplicemente, ma loro erano e sono stati e sono qui, tutt'intorno al mondo che abiti e che vivi tu.
del tempo che passa il tempo, in tempi di lockdown.
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