mercoledì 25 marzo 2020

DETTO DA A. C.

nessuno aveva ancora realmente accettato la malattia; per la maggior parte, erano sopratutto sensibili a quello che turbava le loro abitudini o toccava i loro interessi.

domenica 22 marzo 2020

LA VITA AL TEMPO DEL LOCK DOWN

e passa anche la seconda settimana di arresti domiciliari del lock down che blocca quasi tutta la nazione a casa nel tentativo di bloccare lui, il virus,  sperando che stia funzionando questo blocco di quasi tutti o almeno di molti, che molti altri hanno lavori da fare non da casa e devono comunque muoversi e uscire e andare e tornare, sperando che funzioni questo blocco nel bloccare il virus bloccando noi, sebbene al momento la contabilità al continuo rialzo di infetti e ospedalizzati e morti quotidianamente martelli da ogni canale di comunicazione che sia social o d'informazione e crea questo clima esterno via via più cupo e che spinge sempre più in direzione di misure restrittive, e nel frattempo che spinge chi è meno dotato di neuroni funzionanti o di basico banale senso civico a scappare verso sud su treni notturni portando in tutta italia le bolle rosse delle infografiche dei contagi, e che spinge ad allungarsi sempre più le code fuori dai supermercati tra gente che accaparra e gente che va a fare la spesa una due anche tre volte al giorno piuttosto che restare soli con se stessi in casa, e fuori dai vetri dell'appartamento isola di calma isolata e isolante dal mondo svuotato e silente di strade senza traffico solo un'auto ogni tanto e ogni trenta quaranta minuti le sirene di un'ambulanza che si fa strada verso l'ospedale, fuori da questi vetri il cielo chiaro dei giorni di inizio primavera che scintillano azzurri e poi grigi di temperature che crollano di nuovo in un balletto al confine tra le stagioni, il silenzio delle strade appunto e le cadenzate sirene, e la calma interna dell'isola di calma che è sempre stato l'appartamento in cui vivi.

sono settimane di smart working, per te, e per voi, sono settimane che leggi sui social di gente che si annoia e non sa cosa fare, a casa in smart working, come fosse mezza vacanza, come avere molto più tempo, e tu invece lavori a ritmi densi e convulsi, nella sequenza di call e riunioni e videochiamate, nella fortuna che ti ha voluto promosso e con doppio ruolo da ricoprire proprio mentre il mondo normale collassa e si blocca e il lavoro si blocca e collassa e c'è da reinventare tutto da gestire una crisi senza tracce o storico che ti aiutino a sapere come fare ma dovendo invece trovare soluzioni a tutto, e gestire crisi e persone, e al contempo immaginare il futuro e quando e come ripartire; sono settimane di musica di fondo, di divano alternato a sedie di metallo alternato a sedie di plastica alternato al terrazzino col sole e il laptop sulle cosce, sono settimane di casa e casa e casa, e uscire solo per rare spese o per piccole corse per non implodere di stasi, sono settimane di film serali e crollare presto e poi di notte svegliarsi nel buio ché era troppo presto crollare così presto, sono settimane di birre stappate prima di cena per fingere un aperitivo al tuo pub piccolo rituale settimanale, settimane senza palestra e di esercizi improvvisati in casa per cercare di tenere un po' di forma per non diventare sedia o divano anche tu, settimane che hai preso in mano la peste di camus ed è folgorante leggerla ora, ora che orano è qui e ora e tu ci sei dentro, e nella notte le colonne di camion militari che lenti portano via le bare che bergamo non riesce a smaltire, e stai e state schivando il male e va benissimo così sperando di continuare a resistere al contagio a non farvi trovare o se arriverà a farlo in forma asintomatica o fossanche leggera, sperare sperare quanto tempo a sperare, sono settimane che b è solo una voce al telefono o una videochiamata ogni tanto e riuscire ad esserci comunque, anche in questa nuova distanza e divisione, e riuscire a superare anche questa divisione e questa distanza, sono settimane che la pancia cresce, lenta e inesorabile, e piccolasenzanome lenta e inesorabile nella pancia che cresce cresce anch'essa, e quando poggi la mano sulla pancia che cresce ti chiedi cosa la aspetta e che mondo è che vita sarà quando sarà qui anche lei. e speri di esserci. 

sono settimane lente e velocissime, le settimane del coronavirus. sono settimane strane e inattese. sono settimane così.


com'è che gli anni che passano svelti / sono fatti di minuti lenti?
[dente]

mercoledì 11 marzo 2020

LA VITA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

e di certo non puoi dire che non vivi tempi interessanti. 

che sono invece straordinari, questi tempi, talmente straordinari che non sarebbero stati credibili in alcun film, ma la solita produzione di serie b, ed allora ecco il virus che si diffonde, la mortalità alta e molto selettiva, le misure che chiudono tutto, e chiudono tutti dentro casa.
e l'incredibile così è reale, ora, e vivi quello che era impossibile immaginare come una possibilità reale. 

e sperare di sopravvivere, a tutto questo, tu, e la tua cerchia degli affetti profondi, e la cerchia allargata degli affetti, e la tua cerchia esterna, anche.
sopravvivere, al tempo del coronavirus. 

domenica 1 marzo 2020

(in memoriam)

mi sento scossa, agitata-a agitata-a, un po' nervosa-a, uóuó, acida come di più non si puó di più non si puó, come un acido, uóuó

r.i.p., elisabetta
(e per per i miei 28 anni di passaggio lì a pordenone e a squarciagola sulle strade di furlanìa)