ché la vita in fondo è un cerchio.
e settembre è il cerchio che si chiude, settembre è la finta progressione dell’eterno tornare delle stagioni. tutto muta sempre, per tornare poi sempre uguale, in realtà…
settembre è la stagione che muta e le sere che iniziano sempre prima accorciando i giorni sempre più.
settembre è il tempo lasciato vuoto da chi era arrivata a primavera, e poi scivolata fuori campo in estate, e il vuoto che rimane, ora, è tornare a un tempo da riempire in altro modo, è tornare a conversazioni da avere con qualcun altro, è tornare alle sere vuote da riempire di musica, libri e film. è tornare alle sere che avevi fino ad alcuni mesi fa.
settembre è, dopo mesi di inattività, una palestra che riapre, e tornare (finalmente) a fare sport, tornare (finalmente) alle sere che passi a correre e a sentire i muscoli tirare, è arrivare a casa che la sera è già andata, e doccia e cena e letto in serrata sequenza. è tornare alle sere che avevi fino ad alcuni mesi fa.
ché la vita, in fondo, è un cerchio. e i cerchi sono sempre chiusi, no?
(e poi c’è la questione lì, la questione quella lì che non sei abituato, tu, a ricevere i complimenti. e un po’ ti stupisci, un po’ ti imbarazzi, quando ti succede. e se poi ti capita tre volte in due giorni che qualcuna ti dica che sei bello, che ottima scelta i capelli così, che cavoli sei in forma si vede che stai bene, beh l’imbarazzo e lo stupore non si elidono ma si sommano. e quando le tre donne sono tre donne belle, beh, allora ancora di più. ma ti dici che non c’è da preoccuparti. che non dura. che tre donne in due giorni, statisticamente sei a posto per almeno un anno, ora.)
(e poi c'è quell'altra questione lì, c’è che la mattina ti squilla il telefono, ed è la carrambata assoluta che a chiamare è quella che vi fermavate sempre a parlare, e ridevate un sacco, e vi siete fermati a parlare e ridere per un paio d’anni circa no? e non vi eravate ma sentiti, e l’ultima volta che vi siete visti era novembre o dicembre chissà. e squilla il telefono ed è lei e “volevo solo sapere come stai”. e vi fermate a parlare e a ridere un sacco.
e c’è che il pomeriggio ricevi l’alert dell’oroscopo di brezsny, che non serve credere agli oroscopi per adorare brezsny. e infatti (ti) finisce così “sei sul punto di incontrare il frutto di semi che avevi gettato tanto tempo fa e dei quali ti eri dimenticato”. occazzo. anvedi che mira robbrezsny… senti, robbrezsny, tu e la tua cazzo di mira, ma la prossima volta, anziché sta robetta, darmi direttamente i numeri del superenalotto, no?)