martedì 23 luglio 2013

flashback: NEI GIORNI DEL TEMPO IMMOBILE

c’è il sommesso mormorio costante delle fronde degli alberi, c'è il rumore liquido delle foglie, nei giorni e nelle notti di vento.
[avevi una stanza sul fiume, in un’altra vita. ché ogni vita è composta di tante vite diverse. e in una di queste tue vite diverse, tu ti sei ritrovato casualmente a vivere nella stanza che dava sul fiume. ed era una stanza piccola, ma ti bastava. e fuori dalla finestra di questa stanza piccola e che ti bastava c’era il fiume. tu lasciavi i vetri accostati, la notte, per addormentarti col rumore dell’acqua.
quando ti capitava di lasciare l’albergo per un paio di giorni, certi fine settimana che tornavi verso quella che in fondo e ovunque tu vivessi è sempre stata la “tua” città, ogni volta che ti capitava di lasciare l'albergo per un paio di giorni, ti tenevano quella stessa stanza, come una sorta di tacito accordo. e al tuo ritorno era a quella stanza piccola sul fiume che facevi ritorno, nei mesi in cui hai vissuto lì.
e c’era il rumore sommesso dell’acqua che entrava dalla finestra della stanza piccola sul fiume. e c’era il piccolo ritmico rumore della pioggia che batteva lieve sul fiume, nei risvegli dei giorni di pioggia]

ci sono notti di piccole stelle tremolanti nel vento del cielo delle notti che le piccole stelle tremolano nel cielo di vento.
[ed è così, guardando le piccole stelle tremolanti nel cielo nero delle notti, che scopri che hai dimenticato le costellazioni. riconosci le orse, la cintura di orione quando è inverno, e cassiopea. delle altre, alcune le vedi ancora, ma non ricordi il loro nome -proprio non lo ricordi-, e alcune non riesci più a distinguerle, perse in troppe stelle nel cielo.
ed è così che scopri che da qualche parte hai dimenticato le costellazioni, da qualche parte in un’altra vita. ché ogni vita è composta di tante vite diverse. e in una di queste tue vite diverse tu eri capace di dare un nome alle costellazioni e alle stelle che vedevi nelle notti che le piccole stelle tremolano.
c’erano notti che ti sdraiavi sul prato, e guardavi su. ed era così che ti perdevi, quelle notti.]

[e, poi, dopo, anni dopo, in un’altra ulteriore vita, ché ogni vita è composta di tante vite diverse, in una di queste tue vite diverse il dito che ti indica piccole stelle che scintillano nel vento di un cielo nero, e la voce che ti dice “guadda! guadda quante fate su nel cielo”]

i believe the stars are the headlights of angels
driving from heaven to save us
won’t you look at the sky?
they’re driving from heaven into our eyes

ci sono gli attimi, a volte. e piccoli scarti impercettibili. e la differenza che questo fa.
[e pensi che forse il tempo, in sé, è inerte. il tempo non cambia nulla. è ciò che accade nel fluire del tempo a determinare i cambiamenti.
e gli attimi scartano, a volte, scartano e cambiano direzione, gli attimi. accade senza che nulla accada, così, semplicemente accade. ed è come sentire il rumore che fa quando il momento cambia, e diventa qualcos'altro.
e senti lo stacco dove prima c’era una sorta di intimità. ed è un attimo. e sembra trascorso un secolo.]

[e gli attimi scartano, a volte. e cambiano direzione, gli attimi. 
accade senza che nulla accada, così, semplicemente accade.
ed è come sentire il rumore che fa quando il momento cambia, e diventa qualcos’altro. 
ed è un attimo, e sembra trascorso un secolo.]

don’t know where i’m going
don’t know where it’s flowing
but i know it’s finding you

ci sono nuvole rapide che passano sotto il sole, e l’alternarsi di luce e ombra.
[e nel tempo a spirale c’è l’eterno ritorno dell’identico diverso da sé. e le bolle di sapone che scivolano sul vento sono le stesse, però ora non sei tu ad inseguirle, ma è lei. e tu guardi. guardi le bolle volare. guardi lei che corre. la guardi afferrare bolle di sapone in volo. distruggendo mondi.]

continuano i giorni dell’azzurro del cielo. continua il vento. continua l’onnipresente fruscio delle foglie. continuano le notti nere di stelle.
ci sono nuvole rapide che passano sotto il sole. e montagne immobili a chiudere ogni orizzonte.
c’è un lago incastrato tra le montagne, laggiù, in fondo. e l’odore di acqua dolce non arriva fino a quassù.
ci sono libri da leggere. e ci sono parole da scrivere. e parole da leggere, anche. e ci sono le sue corse da seguire con lo sguardo, per poi riderne.

lasciami qui, lasciami stare, lasciami così,
non dire una parola che non sia d'amore
per me, per la mia vita, che è tutto quello che ho,
è tutto quello che io ho, e non è ancora finita.

c’è lo scorrere del tempo immobile quaggiù, qua, sotto, quaggiù sulla terra.
sopra, nel cielo del giorno e della notte, le scie degli aerei attraversano uno dei corridoi della rotta nord.

[© the silver jews, the go-betweens, c.c.c.p.]

lunedì 22 luglio 2013

DETTO DA P.B.

" [amare significa] rimanere vigili per evitare che il veleno mortale dell'abitudine s'insinui e ci uccida, o peggio: ci anestetizzi. non bisogna mai credere d'aver fatto tutto il da farsi, ma al contrario sedurre, continuare a sedurre sempre. "


Più riguardo a Come finisce un amore

venerdì 19 luglio 2013

LE FLIRT (SO CHIC)

a te non ti abbordano. mai. è un dato di fatto. 
non ti abbordano. a volte ti notano. capita che ti sorridano. magari ti seguono con lo sguardo, poi, e lo scopri quando ti giri a guardare e scopri che si è girata a guardare (fondamentale per controllare se ti giravi a guardare, ovviamente). ma insomma, a te non ti abbordano.
e se deve succedere una volta che la ragazza seduta a un altro tavolo con le amiche, uscendo, anziché seguire le amiche venga al tuo tavolo e ti sorrida e si metta a parlarti sorridendo... beh, ecco, per quella singola volta, ma perché cazzo quello che ti dice deve essere "fefefé fefê fefê fe fefefé fefê" in una lingua per te incomprensibile? 
e ovviamente,  la sceneggiatura prevede che, da perfetta francese, non sappia una parola in nessun altra lingua.

ah! merde a la france. eccheccassò.

giovedì 18 luglio 2013

YOU ARE HERE

scegli un tavolino sulla strada e una birra chiara. bevi lentamente mentre guardi scendere la sera lungo il viale, da dietro i tetti in ardesia. il vento si porta via il caldo del giorno. le ragazze al tavolino a fianco parlano francese. ascolti solo il suono. guardi lo scorrere delle persone davanti a te. scrivendo parole inutili su un blog che è altrove. e in nessun luogo.

170713





domenica 14 luglio 2013

FACE OFF

è ora di giù la maschera. che è ora di basta. basta anonimato. basta supertizi e supercostumi. finiamola con alter ego e alias. è ora di clark kent, di peter parker e di bruce wayne.
è ora di far riconoscere kovalski al mondo.


per cui, quando sei in giro nella metropoli e vedrai passarti davanti un quarantenne figo con la bici tutta a bolle, ora saprai chi è.

martedì 9 luglio 2013

YOU ARE HERE

è un duro lavoro,  ma a qualcuno tocca farlo.
(....che è meglio molto meglio che andare a gardaland....)


lunedì 8 luglio 2013

E' STATE. OPPURE, SON STATE...

e poi ti ritrovi qui con una domanda che ti rigira nella testa: ma che fine hanno fatto le estati?
sì, le estati, già, proprio loro, quelle cose lì che duravano tre mesi, tre mesi vuoti di tutto e da riempire come ti pareva, ogni singolo giorno un foglio bianco, tre mesi che eri sempre via dalla città, tre mesi che ti divertivi, facevi cose… tre mesi che c'erano i cieli azzurri, i tuffi nell'acqua gelida, i prati e di notte le lucciole da guardare tra gli alberi del bosco, le biciclette a perdifiato, i fucili con gli elastici, gli amici, le amiche e l'oretta di compiti da fare, certo, anche, e poi via, via, via che passano gli anni e accelerano i tempi, e negli anni poi le ragazze, le spiagge di sassi, altri prati ancora, i baci rubati, le mani sui corpi, la musica, da bere, i locali tutte le sere, le prime macchine coi finestrini bassi per fumare, i primi viaggi sotto cieli sconosciuti e le città da scoprire… e tre mesi così, senza soluzioni di continuità, ogni singolo giorno un foglio bianco da colorare.
ecco, che fine hanno fatto? ché tu sei sicuro che c'erano 'ste cose, e sei sicuro che erano davvero fatte così, e che duravano tre mesi. e che si chiamavano estati, quelle cose lì che duravano tre mesi così.
a un certo punto però te le sei perse, tu, ché non sono mica 'ste robe qua di qualche week end e un paio di settimane via che adesso chiamano estate le estati quelle che intendi tu. ennò. mica la stessa roba. no no no.
però prima c'erano. te le ricordi. c’erano. ne sei sicuro.
credi, almeno.

 

giovedì 4 luglio 2013

SECONDA PUNTATA

che poi non è che ci siano dei grandi aggiornamenti alla questione del K e della techné... per ora il 2 è 2, senza 4 né 3.
a parte essere in giro da dieci giorni con la culomobile, tutto normale, qua.

TIME IS ON WHOSE SIDE

il tempo è davvero un bastardo. un gran bastardo. ché lui passa sempre. passa e va.